Oggi, per la prima volta, ecco una storia scritta da me. Parla di Amanda, una madre che ha perso suo figlio, una delle tante madri a cui scompare un figlio, una di quelle madri che sperano ogni giorno di ritrovarlo. Chiaramente è una storia inventata, senza alcun riferimento a fatti o persone realmente esistiti. E' semplicemente frutto della mia fantasia. Vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete, io sono stata ispirata grazie a questa melodia: Struggle for pleasure.
Cammino tra la neve. Mi guardo
intorno. Continuo a camminare e lo cerco. La neve mi cade in testa, la bufera
incalza ma ciò che voglio è trovarlo, è averlo tra le mie braccia, è amarlo
ancora. Cammino disperata, mi aggiro tra la neve, cado, mi rialzo, lo cerco tra
gli occhi delle civette, tra i rami imbiancati, tra le baite chiuse, tra i pini
silenziosi. Solo il vento mi parla, solo il suo fischio mi dà qualche aiuto,
solo lui mi indica la via esatta, quella che ho per trovarlo, trovare lui, il
mio amore, il mio destino, la mia vita. Corro, forse lo vedo, forse è lì,
accanto a quella grotta, o no, o forse lo sto sognando, o forse è la mia
immaginazione, o forse è tutto uno scherzo o forse non è lì. Ah no, eccolo! Ora
lo vedo, è dietro quel pino…mi sorride! Forse stava solo giocando a nascondino
come ai vecchi tempi, forse è scappato per farsi trovare, eccolo! È lui…ora non
ho dubbi! Il mio bambino mi sorride
dietro quell’albero, il mio bambino mi guarda con occhi sorridenti, il mio
bambino mi sta seguendo con i suoi occhi vispi. Lo raggiungo, finalmente felice
di averlo trovato, corro da lui, come quando in estate lo andavo a prendere
dall’acqua salata del mare, sorrido e giungo di fronte all’albero. Ma non lo
vedo. Non c’è! Dove sarà andato? Lo chiamo, disperata, mi agito, corro, ancora,
ancora, ancora, e ancora, e ancora. Rivoglio mio figlio, lo cerco, grido, urlo,
corro…ma non c’è, non c’è, non c’è, non c’è! Queste parole mi martellano nella
mente…non c’è, non c’è, non c’è! E poi…eccolo che compare. Mi fermo. Immobile.
Paralizzata. Per un attimo ricordo. Un istante, tutto. Ricordo quell’istante in
cui me lo hanno portato via, quel tragico momento in cui non l’ho più visto, in
cui è scomparso. Era con noi, fino a pochi istanti prima, stavamo
tranquillamente seduti al tavolo di quel maledetto ristorante, io, lui e suo
padre quando…quando lui corre per andare a vedere uno stupido cagnolino e…non
torna più. Non c’è più. Guardo la neve ormai rassegnata, ma il pensiero che
possa ancora tornare non mi lascia…il
mio bambino è qui! Lo so! Urlo, grido, batto i piedi per terra e mi sembra
quasi di sentire la sua voce, allora continuo a correre, e mi sembra di
vederlo, mi sembra di sentirlo…corro, corro, corro, corro, corro…raggiungo
l’autostrada e lui è lì, finalmente! Dopo vent’anni il mio bambino è ritornato,
piccolo come allora, con i suoi occhi celestini e i suoi denti appena caduti,
eccolo che mi sorride, e mi chiede di raggiungerlo. Non mi sembra vero, lo
guardo finalmente felice, dopo tanti anni, e corro. Vado da lui. Vedo solo una
luce, poi più niente.
La mattina dopo. In paese non si
parla d’altro. Tutti lo sanno. La notizia ha raggiunto anche i quartieri più
periferici. Amanda è morta, Amanda si è buttata sotto un tir. Amanda era troppo
disperata per la scomparsa di suo figlio che ha deciso di farla finita; da
dieci anni non usciva più di casa, da dieci anni non faceva che parlare da
sola, anche suo marito l’aveva lasciata, tutti credevano che fosse impazzita.
Tutti dicevano che si era suicidata, già…tutti dicevano questo. Ma non quei
pini, quegli abeti, quella neve gelida, quel vento, quel tronco, quei passi
scavati sulla neve, quelle civette. Loro sanno perché è morta. Perché aveva
rivisto suo figlio, perché aveva finalmente trovato il suo bambino, perché
voleva raggiungerlo, perché lo amava più della sua stessa vita. Era solo pazzia
quella? Era solo la disperazione di una madre che non riesce a spiegarsi che
fine abbia fatto suo figlio? Nessuno può dirlo, nessuno potrà mai saperlo. Ciò
che ci resta è il ricordo dei suoi passi in quella neve e della sua gioia nel
momento in cui ha rivisto il suo dolce e tenero bambino.