martedì 20 novembre 2012

Questo Nostro Amore.

"Questo nostro amore" fino a poco tempo fa vi avrebbe fatto pensare all'omonima canzone di Rita Pavone o semplicemente all'esclamazione di due innamorati per strada, che sentono di voler urlare al mondo il loro amore intenso e passionale. E' da circa un mese, però, che se pronuncio per strada o ad alcuni miei conoscenti oppure se digito su twitter o facebook queste tre magiche paroline, ecco comparire l'omonima fiction, il suo successo ed i suoi apprezzamenti tra il pubblico. 


E credo che se lo meriti, perchè questa non è stata solo una fiction, non una delle tante, almeno; è stata la storia di due famiglie, la storia di due amori, la storia di due ragazzi, la storia di un'epoca. 
Io ho iniziato a vederla credendo che fosse una di quelle serie che vanno tanto di moda al momento e quando mi sono ritrovata ad emozionarmi con i protagonisti ho capito che era qualcosa di più!




Perchè io ho vissuto insieme ai Costa e agli Strano le loro vicende familiari, io ho pianto alla dichiarazione di Vittorio Costa, io mi sono emozionata vedendo Bernardo e Benedetta e ho sorriso osservando i gemellini e la simpatica Marina. 



Così, all'improvviso, ho capito perchè tutti hanno amato questa fiction: perchè parla di vita vera, parla della storia di due famiglie che sono diventate un'unica famiglia e ci ha insegnato in tempi duri come questi, in cui ci si ammazza anche tra vicini di casa, come può essere bello trovare una famiglia che ti vuole bene e che ti permette di urlare al mondo quanto bello sia "questo nostro amore".




<< Perchè io ho vissuto insieme ai Costa e agli Strano le loro vicende familiari, io ho pianto alla dichiarazione di Vittorio Costa, io mi sono emozionata vedendo Bernardo e Benedetta e ho sorriso osservando i gemellini e la simpatica Marina.>>

mercoledì 7 novembre 2012

Elezioni.

"Obama ha vinto!", "Grande Obama!", "Ottima scelta!". Il web oggi è pieno di esclamazioni di questo genere ed io sono la prima ad affermare che se fossi stata americana, avrei scelto Barack Obama. 



Però noi non siamo americani, non abitiamo negli States, non abbiamo gli armadietti nelle scuole, non abbiamo il ballo di fine anno, non andiamo al college e non viviamo in praterie e non abitiamo in altissimi grattacieli e non abbiamo vissuto la tragedia delle Twin Towers. E la lista potrebbe ancora continuare, ma il succo rimarrebbe sempre quello: noi non siamo americani. Anche se ci sforziamo di imitarli, anche se vorremmo vivere nella Grande Mela, anche se li invidiamo. Si sa, l'erba del vicino è sempre più verde. E così, anche in occasione del "Voting Day" americano eccoci tutti lì in trepida attesa, eccoci tutti a dibattere e a prognosticare su chi avrebbe vinto, tutti a sperare che Obama vinca, tutti a "fingere" di essere americani. Lo so, lo so, questa è la globalizzazione, questo è ciò che significa essere un'unica grande cittadina, ma non prendiamoci in giro...A parte essere contenti che Barack abbia vinto e oltre a tifare inconsciamente per lui, che altro possiamo fare? Perchè ci preoccupiamo tanto di dire la nostra o di mandare in onda talk show politici che dibattono su chi vincerà? Se abitassimo a NY questo avrebbe un senso, ma noi siamo italiani e invece che preoccuparci così spasmodicamente delle elezioni in America dovremmo preoccuparci sulla nostra condizione politica attuale, su chi dovremo votare in un futuro non troppo lontano, su come possiamo combattere la cosiddetta "crisi" invece che tagliando a destra e a manca, su come potremmo riorganizzare la società, che sta letteralmente andando a pezzi. Lo so che questa è una visione piuttosto estremistica, ma è l'unico modo per permettere a tutti noi di comprendere dove finiremo se continuiamo sempre e solo ad appoggiare gli altri e a volerli imitare più che a pensare a dove potremmo arrivare noi stessi, come nazione, se solo ci impegnassimo sul serio. E forse se continuiamo così, a dicembre finirà davvero il mondo, come dicevano i Maya, perchè finiranno gli ideali concreti e la voglia di combattere per quello di cui si è convinti. Se invece usiamo i nostri sogni e le nostre speranze, così come la vincita di Obama, le scelte americane o di qualsiasi altra nazione come incentivo per rialzarci da questo "sonno sociale" forse a dicembre non finirà il mondo, ma inizierà quella nuova era in cui tutti sperano.





<<Però noi non siamo americani, non abitiamo negli States, non abbiamo gli armadietti nelle scuole, non abbiamo il ballo di fine anno, non andiamo al college e non viviamo in praterie e non abitiamo in altissimi grattacieli e non abbiamo vissuto la tragedia delle Twin Towers. E la lista potrebbe ancora continuare, ma il succo rimarrebbe sempre quello: noi non siamo americani.>>