mercoledì 7 novembre 2012

Elezioni.

"Obama ha vinto!", "Grande Obama!", "Ottima scelta!". Il web oggi è pieno di esclamazioni di questo genere ed io sono la prima ad affermare che se fossi stata americana, avrei scelto Barack Obama. 



Però noi non siamo americani, non abitiamo negli States, non abbiamo gli armadietti nelle scuole, non abbiamo il ballo di fine anno, non andiamo al college e non viviamo in praterie e non abitiamo in altissimi grattacieli e non abbiamo vissuto la tragedia delle Twin Towers. E la lista potrebbe ancora continuare, ma il succo rimarrebbe sempre quello: noi non siamo americani. Anche se ci sforziamo di imitarli, anche se vorremmo vivere nella Grande Mela, anche se li invidiamo. Si sa, l'erba del vicino è sempre più verde. E così, anche in occasione del "Voting Day" americano eccoci tutti lì in trepida attesa, eccoci tutti a dibattere e a prognosticare su chi avrebbe vinto, tutti a sperare che Obama vinca, tutti a "fingere" di essere americani. Lo so, lo so, questa è la globalizzazione, questo è ciò che significa essere un'unica grande cittadina, ma non prendiamoci in giro...A parte essere contenti che Barack abbia vinto e oltre a tifare inconsciamente per lui, che altro possiamo fare? Perchè ci preoccupiamo tanto di dire la nostra o di mandare in onda talk show politici che dibattono su chi vincerà? Se abitassimo a NY questo avrebbe un senso, ma noi siamo italiani e invece che preoccuparci così spasmodicamente delle elezioni in America dovremmo preoccuparci sulla nostra condizione politica attuale, su chi dovremo votare in un futuro non troppo lontano, su come possiamo combattere la cosiddetta "crisi" invece che tagliando a destra e a manca, su come potremmo riorganizzare la società, che sta letteralmente andando a pezzi. Lo so che questa è una visione piuttosto estremistica, ma è l'unico modo per permettere a tutti noi di comprendere dove finiremo se continuiamo sempre e solo ad appoggiare gli altri e a volerli imitare più che a pensare a dove potremmo arrivare noi stessi, come nazione, se solo ci impegnassimo sul serio. E forse se continuiamo così, a dicembre finirà davvero il mondo, come dicevano i Maya, perchè finiranno gli ideali concreti e la voglia di combattere per quello di cui si è convinti. Se invece usiamo i nostri sogni e le nostre speranze, così come la vincita di Obama, le scelte americane o di qualsiasi altra nazione come incentivo per rialzarci da questo "sonno sociale" forse a dicembre non finirà il mondo, ma inizierà quella nuova era in cui tutti sperano.





<<Però noi non siamo americani, non abitiamo negli States, non abbiamo gli armadietti nelle scuole, non abbiamo il ballo di fine anno, non andiamo al college e non viviamo in praterie e non abitiamo in altissimi grattacieli e non abbiamo vissuto la tragedia delle Twin Towers. E la lista potrebbe ancora continuare, ma il succo rimarrebbe sempre quello: noi non siamo americani.>>

Nessun commento:

Posta un commento